venerdì 24 giugno 2016

Solitudine di una bicicletta

Solitudine di una bicicletta

Essendo una bici attempata
e da tempo malcurata
chi mi vedeva si diceva disinteressato
poiché ero un pezzo molto antiquato
quelle nuove erano in bella visuale
mentre io mascherata da dalle scale
un dì mi adocchiò un vecchio barbone
e mi volle, facendosi mio padrone.
Così con i ghelli del suo elemosinato
fece pur contento quell’antiquariato
sbolognarmi era diventato un ostacolo
ma ora ecco l’inatteso miracolo
il vecchio mi fece sentire più discreta
ridipingendomi dalla A alla Zeta
e denominata sua donzella
mi baciava prima di montarmi in sella.
Ma un dì fuori dal panettiere
non chiuse bene le mie cerniere
così due ragazzine dalle facili dita
vedendomi così bella e incustodita
decisero di farmi loro suddita
e in men che si dica m’han rubata
il vecchio facendo cadere il pane
uscì dal negozio gridando: Puttane!
Stretto in una dolorosa morsa
invano aveva tentato una rincorsa
il suo cuore già cedente
subito l’aveva fatto perdente
così io, sua donzella ho preso il volo
mentre lui nel suo infinito brontolo
con un’andatura inquieta
vagava incazzato e senza meta.
A buon fine tutto era andato
e contente del lor risultato
le due ribelli già traevano soddisfazione
per avermi rubato dal mio padrone
ridendo a perdifiato
sognavano già il ricavato
ma all’improvviso un colpo sordo
e della catena si ruppe il raccordo.
Or più che mai appiedate
stanche della fuga e assetate
guardandomi con occhi sadici
mi gettarono a terra tra le radici
di un albero dove vespe scocciate
presero a inseguire le due malcapitate
che correvano zizzagando
ansimando e sempre più boccheggiando.
Mentre io in terra guardavo il cielo
un tizio dalle sembianze di un angelo
intorno a me fece un girotondo
poi alzandomi dal mio sfondo
con destrezza mi denudava della sella
l’unica cosa che conservavo bella
e ringraziandomi con un calcione
ho cozzato contro un lampione.
Con questo finale penso al mio vecchio
che pur avendo un solo occhio
quando mi montava in sella
mi faceva correre come una gazzella
ora mi sento veramente vuota
su di me non scrivete più nessuna nota
anche perchè quei volatili di lassù
m’escrementano ogni giorno di più.

© Nilodan Gi.Pi.
Giugno 2016

(Poesia di giugno per il magazine online di "Scatti ed emozioni")









1 commento:

Sari ha detto...

Mica fa solo ridere questa tua poesia... mannaggia come si fa presto ad identificarsi in una vecchia bici.