venerdì 23 aprile 2010

Fuori orbita


Fuori orbita
La notte è passata selvaggia
in un continuo rigirarsi nel letto
con sogni che si davan sempre la caccia.
Mi son trovato come architetto
a costruir le volte per l'oscuro silenzio
senza mai metter piede giù dal letto.
Davanti avevo arcate d'acciaio
nel lor lucido argento
impilate in un granaio.
Mi trovavo in disorientamento
nel capir il perchè chiudere il sereno cielo
facendolo diventar agli occhi poi spento.
Mi son rifiutato di stender quel telo
su un' opera di così immensa bellezza
ritrovandomi sbalzato in un freddo parallelo.
Il sol freddo brillava a mezza altezza
in un panorama dal silenzio ghiacciato
ed il vento pungeva con la sua brezza.
Guardavo quel manto azzurrato
che qualcun voleva farmi chiudere
e nel mio felice gridai > ”Grazie” < a tutto fiato.
Dalla ghiacciata marea vidi nascere
fiori ed erbe dai colori gradevoli
che quel manto andavan ad ornare.
Gli uccelli nei lor agili sorvoli
al ciel alzavan il lor magnifico canto
in ondeggiamenti amichevoli.
Nel mio incredulo guardavo quell'incanto
mentre sugli alberi maturava il frutto
in quel paesaggio che avevo accanto.
Gli animali eran liberi dappertutto
ed anche il topo giocando accanto al gatto
non si sentiva per nulla perduto.
I ruscelli in spumeggiante canto
scendevan dall'alto dei monti fino al mare
in un quadro d'impeccabil incanto.
Il sole aveva preso ad inglobare
tutto quel quadro nel suo vivaio
mentre io guardavo l'evolversi senza fiatare.
Nel silenzio di quel paesaggio
camminavo sentendomi come un rudere
giungendo al tramonto in un piccolo villaggio.
Il mio passo stanco iniziava a cedere
ed avvicinandomi a lento passo
sentivo la voglia del non procedere
Ripresi fiato sedendomi su un grosso masso
ed in quell'iireal silenzio
fissai quel villaggio dal color grigio sasso.
Dal nulla, con occhi in legger annebbio
vidi una colomba alzarsi verso l'alto velato
e la seguii finché ebbi spazio.
Rimasi a guardarla senza fiato
poi il tutto si disperse in un punto lontano
in quel ciel dal primo manto stellato.
Mi avvicinai alla prima casa col cuore in mano
ed aprii un uscio con mano tremante
mentre la sera ormai avvolgeva tutto il piano.
Entrando fui avvolto da un caldo soffocante
mentre dal camino saliva un 'odor di forte resina
vidi di spalle una persona ed un cane ringhiante.
Senza voltarsi mi accennò a quella tazzina
che piena di latte stava a bordo del tavolo
e di portarla a lei più vicina.
In titubazione accennai di chiamarmi Paolo
ma lei al ciò non proferì parola
indicandomi di seder sulla sedia a dondolo.
Al cane diede qualcosa dalla sua tracolla
che poi lui fissandomi lasciò cadere al mio fianco
era un semplice gingillo a forma di molla.
Lo raccolsi, il suo colore era rosso e bianco
lo riconobbi subito ma un brivido gelido
mi trafisse sentendomi d'un tratto tutto stanco.
Nell'ultimo istante del mio lucido
la vidi voltarsi e sorridere nel sussurro di qualcosa
poi su me il tutto si chiuse in un sonno morbido.
Ricordo solo che era molto graziosa
e poi li si chiusero le porte di quel mio viaggio
ma sempre ricorderò che aveva in mano una rosa.
Al mio risveglio il sol col suo raggio
ancor stentava a ferir le nuvole
in quel tempo di straccio.
Finalmente anche se nel suo debole
s'è fatto largo tra l'ultima pioggia
rendendo poi la giornata più agevole.
Anche se sul sogno ho avuto la ciliegia
il mio vivere continuerà nei suoi parametri
perchè la vita è bella anche se a volte è grigia.

Nilodan L-Gi-Pi-
22/04/2010 



(Elaborazione personale)

Nessun commento: