Nilodan Gi. Pi.
( Marzo 2009)
Di lavoro son passati quarant’anni
del total dei giorni difficilmente tieni il conto
perché da ricordar sarebbero troppi gli affanni
anche se ogni giorno porta in se un suo racconto.
All’inizio tutto sembra di enorme semplicità
ma poi passata l’euforia ti accorgevi che non tutto era felicità.
Pian piano ti rendevi conto che il gioco si faceva duro
e per vivere dovevi sudare quella pagnotta per aver un futuro.
Passan mesi, passan anni e tanti son stati i fogli da staccare
su quel calendario della vita che ti ha visto maturare.
Ogni anno sempre nuova era la copertina
come nuove eran le figure d’ammirare
ma alla fine sempre dodici eran i mesi anche sull’agendina
che ogni tanto andavi tra le mani a rigirare.
Passato l’anno col suo rimorchio di sudore
sempre si diceva…”Anno nuovo… vita nuova”
ma poi ti accorgevi a malincuore
che sol il sudore sul viso avevi a riprova.
Ogni quattr’anni arrivava sempre quel tizio in bisestile
e subito volavi a febbraio a far il ficcanaso
per veder se in quel di dovevi o no stopicciar il naso
tastando se quel ventinove ti avrebbe della vita cambiato lo stile.…
Allor a volte si sperava in quel gioco di fortuna
che subito dava come visuale una cospicua vincita
e già si guadava con altri occhi quel cielo di luna
anche se l’alba di quel di non era dal sol addolcita
per poi svanita la momentanea euforia
trovarsi col solito turno ancora farti compagnia.
… Ma alla fine, giorno dopo giorno,
della giovinezza il tempo è andato a scadenza
portandoti a quel di del non ritorno
quando più, ormai, avresti timbrato la presenza.
Allor guardandoti allo specchio
magari ti vedrai con qualche capello in meno,
un rugoso viso ed un po’ più vecchio
ma inizierai a viver le tue giornate più sereno
guardando a quel futuro con più pace,
dove alle cinque di mattina la sveglia ormai tace
facendoti serenamente godere il nuovo giorno che nasce.
Nilodan G.Paolo (l.g.p.)
16 /04/2009
Nessun commento:
Posta un commento